Assegnazione della casa familiare: quando si perde?

casa familiare
Scritto il 14 Agosto 2023 in Divorzio e Separazione

Torniamo a parlare oggi della casa familiare per capire in quale momento l’assegnazione della casa viene meno. In altri termini, andiamo a vedere qual’è il momento in cui il coniuge assegnatario deve restituire l’abitazione all’altro coniuge che ne sia proprietario esclusivo.

Per prima cosa, ti rammento che l’assegnazione della casa familiare comporta che il genitore assegnatario ha diritto di abitarla insieme ai figli, nonostante la proprietà sia per intero o in parte dell’altro coniuge.

Bene, se questo concetto è chiaro, vorrei anche sottolineare che l’assegnazione non spetta ad un coniuge in quanto coniuge, ma soltanto in quanto genitore. Dunque, l’assegnazione della casa viene disposta dal giudice soltanto se la coppia abbia figli minori o maggiorenni ma non autosufficienti.

Ciò chiarito, passiamo ai casi in cui l’assegnazione della casa familiare si perde. Questo avviene:

 

Primo caso. Indipendenza economica del figlio

È il caso in cui il figlio, divenuto maggiorenne, trova un lavoro e diventa pertanto economicamente autonomo. E non importa che egli rimanga a vivere nella casa familiare

 

Secondo caso. Indipendenza abitativa del figlio

È il caso in cui il figlio si trasferisce stabilmente a vivere altrove, magari perché si sposa o inizia una relazione stabile con un’altra persona. Attenzione, però: l’assegnazione non viene meno nel caso di trasferimento del figlio per ragioni di studio. Pensiamo allo studente universitario fuori sede. Questi mantiene comunque la propria residenza presso la casa familiare, ove ritorna periodicamente.

 

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Terzo caso di perdita dell’assegnazione della casa familiare. Quando cambia la collocazione del figlio minore

L’assegnazione termina anche in presenza di figli minori, quando cambia la cd. collocazione del figlio.

Facciamo il caso di un bambino che, in base alle regole della separazione, viene collocato dal giudice presso la mamma e a questa viene assegnata, di conseguenza, la casa di proprietà del marito.
Passano gli anni, il bambino diventa adolescente e, ad un certo momento, esprime il desiderio di vivere con il padre. Tale desiderio viene poi confermato dal ragazzino davanti al giudice. Ebbene, in questo caso, il padre diventa collocatario del figlio e ottiene, se lo desidera, l’assegnazione della casa familiare.

Questo avviene perché – vale la pena ricordarlo – la legge intende assicurare ai figli la conservazione dell’habitat domestico. Per questa ragione, posiamo dire in poche parole, la casa segue il figlio.

 

Quarto caso in cui si dovrebbe perdere l’assegnazione della casa familiare. Convivenza dell’ assegnatario con un nuovo partner.

Sulla carta vi è anche un altro caso in cui il genitore assegnatario perde il diritto di abitare nella casa familiare. Si tratta del caso in cui detto assegnatario conviva con il proprio nuovo partner in quella stessa abitazione, appartenente all’altro coniuge. Ho detto che questo è un caso in cui l’assegnazione si perde sulla carta perché nella pratica è del tutto improbabile che il coniuge proprietario ottenga la revoca dell’assegnazione.
E la ragione di ciò è data dal fatto che ordinare al coniuge di lasciare l’abitazione vorrebbe dire obbligare anche il bambino ad abbandonare quella casa ovvero il suo ambiente abituale.

5. Un altro caso in cui si perde l’assegnazione della casa familiare si verifica quando il genitore assegnatario si trasferisce con il figlio minore in un’altra abitazione, lasciando vuota la prima. E magari lo fa pur sapendo che l’altro genitore sta pagando un canone di locazione per l’abitazione sostitutiva. In questo caso, l’altro genitore può chiedere e ottenere la restituzione dell’immobile, sempre che ne sia il proprietario.

Leggi anche l’articolo sull’assegnazione della casa coniugale quando non ci sono figli.

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